Piove, continua a piovere e si dice che è giusto così, che è
aprile e “deve piovere”, ma non rassicura.. e cosa rassicura di questi tempi??? Nulla… mai come
ultimamente, invasa da un senso di precarietà che stacca da terra e rende
disperatamente fragili, mi sento labile come una visione, come una eco che
rimbalza fra pareti rocciose e
pericolose, in balia di un vento che non porta con se nulla di buono.. e sono
preoccupata, sola, abbandonata, inutile.. non perché incapace ma perché non
sufficiente… sono momenti così difficili che accolgono anime fragili e le
straziano .. a volte temo di non riuscire a reagire….a volte vorrei aprire la
bocca per urlare.. se non sapessi che aprendo bocca mollerei la presa, che dai denti
scivolerebbero le poche certezze
alle quali sto aggrappata, se non sapessi che finirebbe tutto anzitempo
lasciando orfani i miei pochi sogni.. io stringerei i pugni ed urlerei…..
si a quelle come me, che non son più ragazze, ma credono che esista ancora un posto per provare ad esserlo, che ridono, spostando il capo ed accendendo gli occhi, che hanno ancora un sasso stretto dentro al pugno da lanciare, che aspettano una sfida e una scommessa ancora da vincere!!
domenica 15 aprile 2012
domenica 1 aprile 2012
Wagner - 'Parsifal' - Act I Prelude (Georg Solti)
Quando appoggiò le mani sui tasti, pensò che non avrebbe scelto quella sera, avrebbe scritto a senso, seguendo solo il ritmo di una musica.. Socchiuse gli occhi e cliccò a caso … Lo riconobbe subito.. il preludio del Parsifal di Wagner.. Musica acquosa e burrascosa, piena d’echi e tristezza, rimandi e peccati.. Avrebbe scritto a senso .. Un venerdì qualunque di una qualunque vita.. accompagnata a furia nella normalità dalla sua stravaganza, nella infinita pace di quella guerra che non aveva sosta.. E dalla musica affioravano immagini… Le spalle innanzitutto.. chi s'era allontanato, di lui mentre saliva in ascensore, e di sua madre sola, una notte d’ottobre, mentre rientrava triste dal balcone, dopo aver salutato. Le spalle, inesorabili e strette, che non si eran voltate, negando un’occasione, forse la volontà di ritentare.. E poi le mani.. fatte di dita e polsi e unghie, pelle tesa alle nocche, e tutte quelle righe e quei segni, sembravano parlare, avvicinavano e prendevano, accaparravano e scuotevano.. causavano dolore.. preludio di dovere, cosa d’amore. E poi ancora i ginocchi, le pieghe della pancia, i denti ed ancora i capelli e gli occhi.. Siamo fatti di pezzi.. volle sentirsi dire....così assaggiò la voce.. reggendosi la testa contro i palmi, ma non si preoccupò di che sapore, che era la sua, la conosceva bene. E la musica era.. immagine che priva di contorni le riempiva la stanza di cose senza come, che si infilava fra le sue dita e i tasti, producendo parole a senso perso…Non ci sono parole.. questa sera, e non ci sono storie che saprei raccontare.. soltanto questa musica che è di per se una storia , e un tempo e un senso, e un’eco ed un rimando.. un’andata e un ritorno.. cosa che troppo in fretta, non m'ha dato maniera di capire ..e lui.. mentre saliva su quell' ascensore.. Io che non saprò mai .. e domattina mi dovrò svegliare .. l'unica cosa forse, che non si può cambiare.. Un venerdì qualunque, una qualunque cosa, Correva con le dita agitando pensieri, confondendo la vita con una cosa d'altri, domandando a quel caso, che ne sarebbe stato.. se avesse scelto tutta un'altra musica…
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